Il porto di Civitavecchia

La città venne creata sicuramente da un insediamento etrusco. Il territorio di Civitavecchia abitato fin da epoche antichissime è disseminato da resti di tombe etrusche e si può supporre che anche in epoca preromana, in corrispondenza dell’attuale centro della città, prosperasse un piccolo insediamento etrusco. Storici e archeologi concordano sull’esistenza di un antichissimo porto cellulare, formato cioè da piccoli bacini paralleli capaci di dare alloggio ad una singola imbarcazione. I resti di tali approdi erano ancora visibili alla fine del XIX secolo nei pressi del Forte Michelangelo.

FOTO PORTO ROMANO DA TROVARE

Vetralla

Il nome si ritiene derivi dal latino Vetus aula (Antico luogo) o da Vetus alia (altra città (sottinteso) vecchia con riferimento a Viterbo (Vetus urbs). La posizione di Vetralla, dominante e facilmente fortificabile, nel cuore del territorio degli Etruschi è stata occupata con continuità a partire dall’Alto Medioevo. Il territorio fu a lungo conteso tra i papi e i signori di Viterbo e, ancora oggi a titolo commemorativo il sindaco di Vetralla nella cerimonia dello Sposalizio dell’albero riafferma i diritti del comune sul controllo di Monte Fogliano. Famosa per la produzione dell’olio d’oliva con l’insediamento di cinque frantoi oleari è considerata la capitale della Dop Tuscia.

Roma

A Roma, Caput Mundi, si arriva dalla via Cassia, l’antica strada romana che era percorsa dai contadini del Viterbese per portare e vendere a Roma i prodotti dell’agricoltura come olio, vino, fagioli, patate, verdure degli orti viterbesi.

Si entra nella città lasciando la via Cassia per prendere la via Flaminia che arriva a piazza del Popolo, nel cuore della città rinascimentale da cui si ammira il complesso stradale del Tridente che deriva da un importante intervento urbanistico compiuto tra il XV e il XVII secolo che riordinò le tre strade che dalla porta principale di Roma, Porta del Popolo, veicolavano il traffico verso le basiliche maggiori:

Città di grande bellezza celebrata nel mondo; città dai tramonti stregati dal “ponentino” un venticello dolce e carezzevole; città del cristianesimo con le sue chiese scrigni di tesori straordinari; città stratificata e testimone di una storia unica e irrepetibile. 

FOTO PANORAMICA DA TROVARE

Civita di Bagnoregio

Civita è una frazione di 11 abitanti del comune di Bagnoregio facente parte dei borghi più belli d’Italia, famosa per essere denominata”La città che muore”. Fu fondata 2500 anni fa dagli Etruschi, oggi è raggiungibile solo attraverso un ponte sospeso in cemento armato costruito nel 1965. Il ponte può essere percorso soltanto a piedi. Visitare Civita Bagnoregio è sicuramente una delle esperienze più entusiasmanti che è possibile fare nel territorio della Tuscia. Ogni anno centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo arrivano qui per vedere da vicino una bellezza antica, fondata dagli Etruschi 2500 anni fa, che sfida il tempo e l’erosione dello sperone tufaceo su cui è posizionata. Tutt’intorno la Valle dei Calanchi, uno spettacolo meraviglioso figlio del vento e della pioggia.

Bomarzo

Il Parco dei Mostri, denominato anche Bosco Sacro o Bosco delle Meraviglie è un complesso monumentale vicino alla città di Bomarzo. E’ un parco naturale che si estende su una superficie di circa 3 ettari, in una foresta di coniferee latifoglie. Al suo interno trovano posto un gran numero di sculture in basalto di varia grandezza ritraenti animali mitologici, divinità e mostri oltre a edifici che riprendono il mondo classico.
Fu ideato nel 1560 dall’architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini. Come ha scritto lo storico dell’architettura Bruno Zevi “A Bomarzo la finzione scenica è travolgente; l’osservatore non può contemplare perché vi è immerso, in un ingranaggio di sensazioni (…), capace di confondere le idee, di sopraffare emotivamente, di coinvolgere in un mondo onirico, assurdo, ludico ed edonistico”
Il pittore Salvador Dalí ha parlato del Parco dei Mostri come di un’invenzione storica unica.

Tarquinia: Siti Archeologici

Percorrendo la via Cassia verso Viterbo e girando a Vetralla verso Monteromano si incontra la città medievale di Tarquinia che insieme a Cerveteri (altra straordinaria città etrusca poco distante) è dal 2004, uno dei 44 siti italiani inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell ‘Unesco per la sua straordinaria Necropoli Etrusca. Scrive l’Unesco: “Tarquinia e Cerveteri rappresentano un capolavoro del genio creativo dell’uomo: i dipinti murali presenti su vasta scala a Tarquinia, sono eccezionali sia per qualità formali che per il contenuto delle raffigurazioni che rilevano aspetti della vita quotidiana, della morte e delle credenze religiose degli antichi Etruschi”.
Le due Necropoli costituiscono una testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca l’unico tipo di civiltà urbana dell’Italia pre-romana . Importante raccolta di testimonianze etrusche è il Museo Archeologico Nazionale Tarquiniense dove, tra l’altro, si possono ammirare i Cavalli Alati che decoravano il Tempio Ara della Regina.

Ronciglione, il parco dei Cimini, il Lago di Vico

Posizionata sulle alture meridionali dei Monti Cimini, la parte medioevale di Ronciglione sorge su un grosso ciglione tufaceo, posto alla confluenza di due corsi d’acqua, il Rio Vicano, emissario del Lago di Vico, e il Fosso Chianello che, dopo le colmate farnesiane del XVI secolo, ora scorre sotterraneo. Alla primitiva Ronciglione si aveva accesso da Porta Castello, presso Piazza dell’Olmo e da Ponte delle Tavole e Porta Pèntoma sotto la Torre-Campanile della Provvidenza. Il documento più antico nel quale si trova citato il nome di Ronciglione, risale al 1103.

Fu un centro economicamente avanzato per il vasto apparato manifatturiero: ferriere, ramiere, cartiere, ceramiche, armerie, stamperie etc. ed ebbe una vivacità culturale legata a varie Accademie e tipografie dove furono stampati fra l’altro la prima edizione italiana della Secchia Rapita del Tassoni (1642) e dell’Aminta del Tasso. Di grande interesse naturalistico, posizionato a nord di Ronciglione, il lago di Vico è probabilmente il meglio conservato tra i grandi laghi italiani di origine vulcanica, oltre ad essere il più alto d’Italia sul livello del mare. Incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio, tra i biotopi di rilevante interesse vegetazionale in Italia e parte della Riserva naturale del lago di Vico, consente lo sviluppo della vita di numerose e rare specie animali.

Il parco dei Monti Cimini è citato da Tito Livio per la sua impenetrabilità.
Le vicende geologiche del complesso vulcanico cimino-vicano hanno influenzato la copertura vegetazionale dei Monti Cimini: le lave dei due distretti, assai ricche in potassio, sono un eccezionale substrato per la crescita delle piante. Se a ciò uniamo il particolare microclima, fresco ed umido, dovuto alla vicinanza del Lago di Vico e all’altitudine, comprendiamo i motivi della folta vegetazione di questo comprensorio. Sulla sommità e sulle pendici del Monte Cimino, la vetta più elevata dei Cimini con i suoi 1053 metri, è presente una folta foresta di faggio (Fagus sylvatica) con esemplari centenari. La stessa specie, scendendo di quota, assieme a castagni (Castanea sativa), carpini neri e bianchi (Ostrya carpinifolia, Carpinus betulus) e cerri (Quercus cerris), riveste di un fitto manto il Monte Palanzana(802 metri), ilMonte Fogliano(965 metri) e gli altri rilievi.
FOTO DA TROVARE

Calcata

E’ un antico borgo arroccato su uno sperone tufaceo che domina la valle del fiume Treja. Si accede attraverso una unica porta che si apre tra le mura che lo cingono. La legenda racconta che a Calcata nel 1527 fu catturato un lanzichenecco che aveva preso parte al sacco di Roma, e depredato il Sancta sanctorum di San Giovanni in Laterano. Imprigionato nel paese, avrebbe nascosto il reliquiario contenente il Santo prepuzio nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto nel 1557.
Calcata viene citata nell’Ulisse di James Joyce, nel romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago e nel romanzo Un delitto a regola d’arte di Donald Bain. A Calcata vivono diversi artisti, tra cui l’architetto Paolo Portoghesi, la pittrice Simona Weller e lo scultore Costantino Morosin.
Calcata è circondata da percorsi naturalistici di grande bellezza, da percorrere a piedi o a cavallo, tra cui le cascate di Monte Gelato, all’interno del Parco regionale della Valle del Treja, che conservano tracce di molteplici insediamenti, come i resti di una villa romana del I secolo a.C. e un mulino ad acqua realizzato nell’800 e rimasto attivo fino agli anni Sessanta.

Viterbo

Viterbo è definita da secoli la “Città dei Papi”, in memoria del periodo in cui la sede papale fu spostata in questa città che ancora porta i segni di quel fasto, pur avendo origini ancora più antiche.
La “Città dei Papi”, capoluogo di antica origine etrusca e di grandi tradizioni storiche, conserva un assetto monumentale tra i più importanti del Lazio: aristocratici palazzi, monumenti ricchi di opere d’arte di spiccato interesse, suggestivi quartieri medievali, chiese e chiostri di varie epoche, torri slanciate ed eleganti fontane in peperino (la tipica pietra delle costruzioni viterbesi).

INSEIRE FOTO PALAZZO DEI PAPI DA TROVARE

E’ cinta da alte mura medievali merlate e da massicce torri (costruite dal 1095 al 1268), ancora oggi pressoché intatte, con accesso da 8 porte. Quest’area raccoglie, in maniera sintetica, la storia di Viterbo dai primi insediamenti fino all’epoca attuale. Il quartiere San Pellegrino, nucleo dell’antica città medievale, rappresenta un’interessante rassegna della tipologia edilizia duecentesca, con le sue torri, piazzette, viuzze, archi e i caratteristici profferli (le scale esterne di accesso ai piani alti delle costruzioni). Importante monumento storico è il Palazzo dei Papi, eretto a partire dal 1255 sul colle di S. Lorenzo, come residenza-fortezza dei pontefici che divenne centro e sede del cattolicesimo.
Alle 21 del 3 settembre di ogni anno, da oltre 750 anni, Viterbo vive il suo più alto momento di celebrazione della tradizione e della fede: si tratta del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, una “torre” illuminata alta 28 metri e pesante 50 quintali portata a spalla per le vie abbuiate della città su un percorso non privo di insidie da 100 uomini detti Facchini. E’ uno spettacolo ricco di emozioni e suggestioni, al quale ogni anno assistono decine di migliaia di persone provenienti da ogni dove, stipate lungo il percorso della Macchina, che gridano, piangono, pregano, incitano i Facchini nella loro straordinaria prova di forza e fede. La tradizione del Trasporto della Macchina di S. Rosa nasce il 4 settembre del 1258.

Villa Lante

A 4 Km da Viterbo, a Bagnaia, Villa Lanteè una delle maggiori realizzazioni del Cinquecento italiano. Nel parco di oltre 22 ettari, ricco di grandi alberi secolari e dall’atmosfera incantata, si può ammirare uno spettacolare sistema di fontane e giochi d’acqua che nascono da un trionfo di geometrie disegnate da siepi sempreverdi e statue di peperino e segue un percorso che crea bacini e giochi d’acqua di grande effetto scenico. Il giardino ha testimonianze e opere di grandi architetti e scultori italiani come la Fontana dei Mori del Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne, scultore fiammingo. Nel 1550 giunge a Roma e successivamente si traferì a Firenze alla corte dei Medici, dove divenne il più grande scultore manierista del suo tempo per l’ originalità delle sue creazioni in marmo e bronzo. L’ opera più famosa del Giambologna e’ ” Il Ratto delle Sabine” che si trova nella Loggia dell’Orcagna, o Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze.

  • La costruzione del complesso di Villa Lante iniziò nel 1511, ma fu portata a termine intorno al 1566. La sua ideazione è attribuita all’architetto Jacopo Barozzi da Vignola lo stesso progettista del Palazzo Farnese a Caprarola.

Le Terme a Viterbo

Bracciano

A pochi minuti dalla residenza si trova Trevignano Romano, una cittadina che si affaccia sul lago di Bracciano con le sue spiagge e le sue attrazioni sportive come vela e canoa. 

Proseguendo lungo il lago appare il famoso Castello Odescalchi che domina la città di Bracciano. Fu costruito nel 1470 su commissione di Napoleone Orsini e portato a termine dal figlio Gentil Virginio nel 1485. Nel corso dei secoli il Castello, nel quale sembra di poter riconoscere la mano del celebre architetto Francesco di Giorgio Martini, subisce profonde trasformazioni.  Nel 1696 agli Orsini subentrarono gli Odescalchi, antica famiglia di origine comasca, il cui prestigio si incrementò notevolmente quando uno dei suoi membri ascese al soglio pontificio. 
 FOTO DEL CASTELLO  DA TROVARE